180530 DANNI DA ERRATE ISOLAZIONI IN RESINA 

Trattasi di edificio di tipo unifamiliare che, all’epoca dell’intervento d’impermeabilizzazione era in fase di ristrutturazione. Relativamente alle nuove impermeabilizzazioni delle solette e delle terrazze descritte come eseguite con guaina liquida in poliuretano, la proprietà ha riferito che le manifestazioni di evidenti problematiche in superficie, ovvero, effetto bolle, si siano presentate sin da subito, dopo circa un mese dal completamento delle stesse. La mancanza di tali documenti determina l’impossibilità di svolgere tutte le verifiche ritenibili opportune e necessarie.

SOPRALLUOGHI, CAMPIONATURE E REPORT FOTOGRAFICO

Il consulente tecnico della SoCoPro, geometra Francesco Mangino, esperiva un primo sopralluogo unitamente alla proprietà, per prendere visione dei luoghi e produrre il rilievo fotografico di seguito riportato.

CONSTATAZIONI PERITALI

Le coperture oggetto di verifica presentano oggettive problematiche con presenza di:

  • bollature aventi al loro interno la presenza di acqua;

  • fessurazioni sulla partizione piana;

  • distacchi di materiale sia sulla partizione piana che sui risvolti verticali,

ritenuti tipologicamente riconducibili a fenomeno di delaminazione.

Per tale ipotesi, si è pertanto ritenuto opportuno predisporre il prelievo di alcune campionature oltre alle verifiche in sito sopra sommariamente descritte e riportate.

Relativamente alle campionature, queste sono state oggetto di opportune analisi da laboratorio i cui esiti e risultanze sono meglio esplicitati nella relazione di indagine a nome dell’ing. Roberto Madorno di seguito integralmente riportata.

Relativamente alle verifiche in sito, queste hanno reso una iniziale indicazione del comportamento del materiale in opera.

VALUTAZIONI CONCLUSIVE

Ad esito delle verifiche e prove esperite sia in loco che in laboratorio, che rappresentano il 70% del processo d’indagine scientifica, si ritiene che:

  • il primer sia di natura epossidica con una composizione molto simile alle resine epossidiche catalizzate con ammine cicloalifatiche;

  • la membrana elastomerica di rivestimento, sia di natura tipicamente poliuretanica;

  • l’interfaccia primer epossidico – supporto cementizio risulta con scarso materiale cementizio aderente al promotore di adesione.

Alla luce di quanto sopra, si descrivono sommariamente alcune possibili linee di intervento:

  1. asportazione totale dello strato d’impermeabilizzazione ed asportazione integrale del primer anche sul muretto perimetrale;

  2. in caso di mancata integrale asportazione del primer, utilizzo di polimeri elastomeri che contengono molto solvente (xilolo) in grado di smuovere (almeno in parte) il primer sovra catalizzato, o, altrimenti, ridare un’altra mano di primer epossidico, constatare prima l’adesione con un test, spargere sabbia fine di quarzo sopra il primer ancora “attaccaticcio”, aspettare circa 7 gg, spazzolare la sabbia e poi applicare il nuovo rivestimento.

Eventuali ulteriori opportune e specifiche indicazioni sia sulla tipologia di materiali che sul ciclo di lavorazioni da mettere in atto per il corretto ripristino delle coperture, saranno espresse una volta assunti i dati relativi alla resina epossidica utilizzata ed al relativo tipo di indurente.

SoCo&Pro Sagl

Geometra Francesco Mangino

Relazione ing. Roberto Madorno

Stralcio indagine su campioni di un sistema di impermeabilizzazione consistente in:

01.- trattamento del supporto con un promotore di adesione (primer).

02.- successivo stato di elastomero poliuretanico.

03.- finitura polimerica resistente a gli UV e sforzi meccanici (frequenza di pedonabilità abitazione civile)

Le fotografie del cantiere (balcone – terrazzo) evidenziavano un tipico fenomeno di delaminazione riconducibile ad incompatibilità di tempi di asciugatura, di conseguenza sono state chieste alcune campionature appartenenti sia alla zona in buone condizioni che alle zone in condizioni di degrado visibile.

F1. Interfaccia primer epossidico – supporto cementizio.

F2. Interfaccia primer epossidico – rivestimento elastomerico poliuretanico con granuli di sabbia integrati nella matrice legante e senza tracce di rivestimento poliuretanico.

F3. Interfaccia rivestimento elastomerico (poliuretanico) – primer epossidico

F4. Interfaccia rivestimento elastomerico (poliuretanico) – ambiente esterno con sabbia di quarzo inglobata nella matrice.

Le analisi eseguite

01.- Analisi stratigrafica FTIR con microscopio confocale Mattson.

02.- Analisi stratigrafica in fluorescenza a raggi X con microscopia confocale.

Analisi stratigrafica FTIR con microscopio confocale Mattson

Analisi stratigrafica in fluorescenza a raggi X con microscopia confocale

Conclusioni :

01.- Le indagini FTIR con microscopia ottica evidenziano spettri chiari determinando la natura sia del primer che della membrana elastomerica. Si conferma che il primer è di natura epossidica e la membrana elastomerica è di natura poliuretanica.

02.- La F1 evidenzia la interfaccia primer epossidico – supporto cementizio con scarso materiale cementizio aderente al promotore di adesione (primer epossidico). Questo fenomeno in genere è generalmente riconducibile a diversi fattori:

02.01.- scarsa penetrazione del primer nel supporto cementizio;

02.02.- pulizia non ottimale del supporto;

02.03.- massetto cementizio nobilitato con resine acriliche il che rende tendenzialmente incompatibile l’adesione tra resina epossidica e supporto cementizio (incompatibilità chimica tra resine acriliche e/o stirolo – acriliche con matrici epossidiche;

02.03.- applicazione del primer epossidico con massetto ancora umido o con umidità di rugiada superficiale, fenomeno che causa l’accelerazione di catalisi su alcuni indurenti per resine epossidiche di natura poliamidica e poliamminoammidica, tale accelerazione di catalisi contrasta la penetrazione del primer nel supporto e l’adesione viene meno (il primer in forma liquida catalizza troppo velocemente ancor prima di penetrare nel supporto cementizio ed aderire perfettamente ad esso).

Sollecitare al posatore i dati del manuale di cantiere per capire se ha misurato i valori di umidità prima dell’applicazione.

03.- La F2 evidenzia la interfaccia primer epossidico e rivestimento elastomerico poliuretanico. Le indagini hanno evidenziato che non ci sono sostanziali tracce di rivestimento poliuretanico aderenti al promotere di adesione (primer epossidico). Questo fenomeno è generalmente riconducibile a:

03.01.- Troppo tempo di attesa tra il trattamento con promotore di adesione (primer epossidico) e la mano di rivestimento elastomerico poliuretanico (oltre 2 – 8 ore), fenomeno che causa la mancata compenetrazione ed adesione tra primer epossidio e membrana elastomerica poliuretanica;

03.02.- Reazione troppo veloce del primer a causa di eccessiva umidità del supporto o di presenza di umidità di rugiada superficiale;

04.- La F3 evidenzia la interfaccia tra rivestimento elastomerico (poliuretanico) e primer epossidico. Si evidenzia una perfetta sagoma che copia i granuli di sabbia applicati sopra il promotore di adesione. La membrana elastomerica ha fatto da stampo senza aluna adesione al supporto costituito da primer e granuli di sabbia integrati dentro la matrice legante del primer. Questi fenomeni sono riconducibili ai seguenti errori :

04.01.- I granuli sono affondati completamente dentro la matrice epossidica del primer. Il granulo di sabbia dovrebbe essere annegato a metà dal primer e l’alta metà (quella rimanente verso la superficiale) dovrebbe rimanere pulita senza residui di resina epossidica per consentire l’adesione del successivo rivestimento poliuretanico, soprattutto se sono passate troppe ore tra la polimerizzazione e chiusura del primer (formazione di una superficie vetrosa antiaderente) e l’applicazione della membrana elastomerica poliuretanica.

04.02.- Reazione troppo veloce del primer a causa di eccessiva umidità del supporto o di presenza di umidità di rugiada superficiale. Se il primer ingloba completamente il granulo di sabbia, sarebbe comunque possibile ricorrere ai ripari (posatori con esperienza) ma applicando le mani di elastomero poliuretanico sul primer quano inizia a polimerizzare (indurire) ma è ancora appiccicoso al tatto, con questa accortezza sarebbe stato possibile integrare chimicamente la membrana elastomerica poliuretanica con il primer epossidico creando una composito perfettamente integrato

N.B. :

Le prove finora condotte rappresentano il 70% del processo di indagine scientifica il rimanente

30% dovrà essere concluso per concludere le conferme delle dinamiche patologiche che hanno

portato il sistema impermeabilizzante allo stato di degrado attuale.

Testi, pubblicazioni, consultazione e riferimenti scientifico – tecnologici:

1938 – Drying materials – O.Krisher & P.Goerling.

1950 – Moisture and condensation in building – K.Egner.

1967 – ICOMOS – Buildings and moisture.

1988 – Franco Angeli Libri s.r.l. – Tecniche non distruttive per la diagnosi – G. Brunetti.

1991 – CNR/ICITE/IACPM, Politecnico di Milano – Facoltà di Ingegneria – Programma di Istruzione Permanente – Patologia

Edilizia – relatore R. Madorno.

1998 – Robert Child – Climatologia applicata.

2003 – Università di Padova, U. Ca’Foscari di Venezia, U. Genova, U. Brescia, Politecnico di Milano – Reversibilità dei materiali (survey con sensori capacitvi) –R. Madorno – XIX Convegno Internazionale Bressanone.

2004 – Università di Padova, U. Genova, U. Brescia, Politecnico di Milano – Polimeri nella conservazione, Restauro e Manutenzione – A. Bertelli, C. Fontanari, R. Madorno.

2005 – Parco Scientifico di Marghera – Arcadia Ricerche – MHT – Indagini sulla compatibilità e adesione chimico – fisica dei polimeri. G. Driusi, M. Morabito, R. Madorno.

ing. Roberto Madorno